Diventare il testimone secondo Patanjali

Patanjali noto principalmente per il suo lavoro “Yoga Sutra”, una raccolta di aforismi che costituiscono uno dei testi fondamentali dello yoga classico, considera il “testimone”  importante ed esserlo ha un significato specifico.

Secondo Patanjali, il “testimone” si riferisce all’aspetto più profondo e consapevole della mente umana, che è in grado di osservare in modo distaccato i pensieri, le emozioni e le esperienze senza essere identificato con essi. Questo “testimone” rappresenta la coscienza pura e la consapevolezza interiore. È quella parte di noi stessi che può guardare oggettivamente ai nostri pensieri, sentimenti e azioni senza essere trascinata da essi o identificarsi.

L’obiettivo principale dello yoga secondo Patanjali è raggiungere uno stato di “samadhi” o illuminazione, in cui l’individuo si identifica completamente con questo testimone interiore anziché con il flusso incessante dei pensieri e delle emozioni. Questa consapevolezza interiore è considerata il cammino per superare le sofferenze e raggiungere la libertà spirituale.

Per Patanjali, il testimone rappresenta la consapevolezza interiore che ci permette di osservare i nostri pensieri e le nostre azioni in modo distaccato, contribuendo così al percorso dello yoga verso la realizzazione spirituale.

Secondo Patanjali e la filosofia del Kriya Yoga, l’obiettivo ultimo è quello di far sì che il testimone, conosciuto anche come “Purusha” o la coscienza individuale, si identifichi con la sua vera natura o “essenza” invece di identificarsi con il flusso incessante dei pensieri, delle emozioni e delle esperienze materiali. Quando il testimone si identifica con l’essenza, questo rappresenta il raggiungimento dello stato di illuminazione o “samadhi”.

Ecco cosa succede quando il testimone si identifica con l’essenza, secondo la prospettiva di Patanjali:

Liberazione dalla sofferenza. Quando il testimone si identifica con l’essenza, si supera la sofferenza causata dalla identificazione con il mondo esterno e le fluttuazioni della mente. Questo stato di coscienza pura è immutabile e al di là delle dualità del mondo materiale.

Pace e felicità interiori. L’identificazione con l’essenza porta a una profonda pace interiore e felicità duratura. Poiché il testimone non è più trascinato dalle fluttuazioni dei pensieri e delle emozioni, sperimenta una tranquillità profonda e un senso di realizzazione.

Reale conoscenza di sé. Quando il testimone si identifica con l’essenza, si ottiene una comprensione reale della propria natura. Si riconosce di essere una parte del divino o dell’assoluto, conosciuto come “Brahman” nell’induismo, e questa consapevolezza porta a una connessione diretta con la realtà ultima.

Liberazione dal ciclo di nascita e morte. Nel pensiero indiano, si crede che il ciclo di nascita e morte, o samsara, sia causato dalla identificazione con il mondo materiale e dall’attaccamento agli oggetti e alle esperienze. Quando il testimone si identifica con l’essenza e raggiunge lo stato di samadhi, si raggiunge la liberazione, moksha, da questo ciclo eterno.

Quando il testimone si identifica con l’essenza, si sperimenta la realizzazione spirituale più elevata, caratterizzata da pace, felicità, conoscenza di Sé e liberazione dalle sofferenze e dal ciclo di nascita e morte. 

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